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  • Immagine del redattoreUna vita di stelle library

Domus Donna di Francesca Terrazzino


Un Dio mi sceglierà?

Grazie alle donne che mi hanno scritto, grazie alle sorelle, amiche e seguaci che mi hanno pensato, che hanno pensato, dopo aver letto il precedente articolo. Grazie alle donne che dopo aver letto, hanno compreso che il mio tentativo non voleva essere antifemminista, non voleva avere un valore politico o sociale, ma essere una semplice riflessione. Semplice.

Grazie agli uomini che si sono schierati dalla parte della consapevolezza, seppur opaca, di essere figure confuse in un universo roboante di input nervosi e controversi, costantemente preda del confronto, della competizione, della seduzione.

Oggi voglio descrivere un rapporto. Cosa avviene nell’insana mente di un uomo che decide di sedurre una donna? Naturalmente il primo impulso nasce esuberante e forse prepotente dalla sessualità.

Più seno, più sedere, più smile.

Ci ritroviamo in un minuetto senza note, davanti ad un calice di finto champagne, in un finto gioco in cui forse possiamo fintamente decidere se apprezziamo o meno la compagnia l’uno dell’altra.

Ma il pensiero dell’uno è inequivocabilmente quando finirà la cena per accompagnare la fanciulla in un climax più riservato, il pensiero dell’altra, se vorrà due maschi e un cucciolo nella casa di mattoni rossi. Attico o piede à terre? Capite bene che il dialogo è impossibile. Categoricamente impossibile. E mentre sempre l’uno elencherà tutti gli essenziali bisogni da soddisfare per renderlo felice, più seno, più sedere, più smile, l’altra rifletterà quanto e in che misura sopportare l’incombente prepotenza al suo status libertario senza seno, senza sedere ma soprattutto senza smile davanti alla tv con l’ultima puntata di Dinasty, il gelato e una inelegante coda di cavallo. Eppure per la casa di mattoni rossi, il cucciolo da addomesticare, sperando che non ci mastichi le scarpe nuove, i pargoli da crescere nella vanagloria di essere madri, sopportiamo.

Sopportiamo che ci suggeriscano come vestirci, come atteggiarci, come curarci. Che controllino il nostro sapore, il nostro odore, il nostro incedere di fianco a loro, maschi perenni mai caduchi, o Dei permanenti.

A noi di permanente è concessa solo la piega dei capelli, per il resto vige appunto la regola delle tre esse, per cui la tonicità è imperativa. E nella pantomima di una assertività che vi deluderà sempre, avvantaggiamo, fomentiamo, iniettiamo più seno, più sedere, più smile.

Per farli tacere ed avere consenso. Dove non possiamo iniettare perché il costume ci convince che non sia consono alla posizione sociale, al conto economico, alla libera accettazione di sé stesse, allora li castighiamo con l’intelletto feroce e potente del quid femminile. E così facendo tra le onde delle bionde spermatiche o delle essenziali androgine, quella casetta di mattoni rossi con il cucciolo alla porta e i due infanti simil putto, è sempre inesorabilmente più lontana. E quale Dio virile avrà il coraggio di sceglierci?


Francesca Terrazzino per Domus Donna,

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